Breve descrizione: Giurdignano è un bellissimo borgo a pochi chilometri da Otranto, la sua unicità è rappresentata dal gran numero di megaliti (18 menhir e 7 dolmen) nel suo territorio tanto da essere nominato il giardino megalitico d'Italia o la "la Stonehenge all'italiana" ma non solo, a Giurdignano ogni anno il 18 e 19 marzo si organizzano le Tavole di san Giuseppe.
Per la festa del papà organiziamo un'escursione particolare con inizio alle ore 15.30 nel giardino del megaliti e alla fine dell'escursione si lo desidera può assistere all'evento delle Tavole di San Giuseppe e degustare i piatti tipici presso gli stand gastronomici allestiti dalla locale Pro Loco.
Il nostro tour dei megaliti ha inizio dalla piazza principale di Giurdignano e prosegue verso la campagna circostante percorrendo delle stradine singolari. I primi megaliti che si incontrano sono i menhir Gemelli, si tratta di due menhir adiacenti alti circa 2 metri e mezzo e quasi identici, procedendo il nostro percorso si arriva appena fuori dal borgo al "Trappitello del Duca" un antico frantoio ipogeo scavato nella fragile roccia agli inizi del XVI secolo, il sito è molto particolare nell'ipogeo si accede da una scaletta in pietra che porta in un grande ambiente perfettamente ristrutturato dove è possibile ammirare tutti gli strumenti tradizionali utili alla produzione dell'olio (macina, sciave, torchi ecc.); usciti dal frantoio si procede attraversando la campagna tra alberi di mandorlo, fichi, ulivi ed è facile incontrare gli animali da cortile che con i loro sguardi sembra vogliano raccontare i segreti del luogo che loro ben conoscono.
Ad appena 500 metri dal frantoio si trova il Menhir Vicinanze 1 un monolite alto circa 3 metri con accanto degli strani silos interrati che prende il nome da un antico casale, a pochi metri il Menhir Vicinanze 2 alto 3 metri e posto su uno sperone di roccia, dopo le foto di rito si procede costeggiando campi coltivati con ortaggi: enormi zucche, melanzane, peperini e pomodori fanno venir voglia di verdure grigliate a completare il tutto l'odore inebriante che resta impresso nelle narici di rucola fresca, finocchio e mentuccia selvatica.
Rapiti dagli odori che solo in pochi luoghi si ha il piacere di sentire si procede verso il centro del paese con il Menhir San Paolo altro oltre 2 metri sorge su uno sperone roccioso entro il quale è stata scavata la cripta di San Paolo nel cui interno si può ammirare la figura di San Paolo e una vistosa ragnatela. In pieno centro si trova invece il Menhir San Vincenzo alto 3 metri e mezzo.
Durata: 2 ore e mezzo circa
Ingressi: Nel percorso non sono inclusi gli interni con ingressi a pagamento.
Il Servizio include:
- l'organizzazione
- accompagnatori
- Visita guidata condotta da guida abilitata.
Nel costo NON SONO INCLUSI:
-Trasporto
- Degustazioni
- Qualsiasi altro elemento non espressamente indicato nella voce il servizio include.
Contatti: 368/3413297 - Tavole di San Giuseppe a Giurdignano - info@salentoguideturistiche.it
Organizzazione: Japigia di B. Arcano
Note: L'escursione si svolgerà al raggiungimento minimo di 10 persone
Alcuni paesi dell'entroterra Idruntino, tra cui Giurdignano, Giuggianello, Uggiano e la sua frazione Casamassella, hanno un modo molto particolare per festeggiare San Giuseppe. Tutto comincia la sera della vigilia, il 18 Marzo, per concludersi il giorno dopo con la festa del Santo.
A dire il vero, è un vero e proprio rito, una tradizione antica perpetuata, ogni anno dalle donne del paese. Una tradizione, per fortuna, ancora viva e sentita.
Le Tavole di San Giuseppe sono vere e proprie tavole imbandite; certo, non si tratta di banchetti o inviti a pranzo o a cena, ma di veri e propri riti tradizionali dove i commensali, sempre in numero dispari, prendono il nome dei santi più vicini alla Sacra Famiglia; il capofamiglia della casa che organizza le tavole è San Giuseppe: a lui spetta segnare inizio e fine del banchetto, battendo il bastone sul pavimento. Le tavole, imbandite con il pane, il pesce e vari frutti della terra sono, la sera della vigilia, esposte alla visita dei pellegrini, ai quali è riservato un piccolo tavolo all'ingresso, dove possono prendere il pacino -un piccolo pane da portar via-, i lampascioni -piccole cipolline selvatiche dal guasto particolare- ed i dolci fritti. Tutto il paese, visita le case delle tavole: giovani ed anziani sono coinvolti in una sorta di continuo viavai che si protrae sino a notte quando il rito sarà rinviato all'indomani, giorno di San Giuseppe.
Il pane, il pesce ed i frutti della terra, divisi nelle tavole cotte -fatte, prevalentemente, di cibo cotto- e crude -dove tutto viene preparato per l'asporto- sono gli elementi principali del rito. Parimenti essenziali sono i commensali, scelti dal capo famiglia (San Giuseppe, appunto), tra parenti, compari, amici. Magari anche tra quelli con cui si è bisticciato, in modo da stabilire con loro la pace e, se invitati, questi non possono sottrarsi all'obbligo di partecipare.
Tuttavia, i motivi che spingono a preparar le Tavole possono essere diversi: ad esempio, le tavole possono essere preparate per grazia ricevuta, una sorta di ex-voto con cui la famiglia vuole ringraziare il Santo per la sua intercessione. Possono, anche, avere valore propiziatorio per fare in modo che San Giuseppe interceda per il compiersi di un determinato evento che sta a cuore ai componenti della famiglia.
Sono le abili mani delle donne che preparano le tavole, con una cura incredibile per i dettagli. Niente viene lasciato al caso: sembra quasi che l'evento trasformi le abitazioni in piccole chiese, pronte a ricevere le visite dei pellegrini. San Giuseppe e i Santi hanno lo stesso cibo, nella stessa quantità che divideranno, a casa, con i membri della propria famiglia. Immancabili il pesce ed i lampascioni, le cipolline selvatiche tipiche della nostra cucina; tuttavia, un posto di primo piano viene assegnato al pane: ogni Santo ha un grande pezzo di pane, tondo a mo' di ciambella, dove le simbologie dei Santi vengono accuratamente rappresentate.